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. Me lo raccontavanoAlfredo

Di ogni piatto - dolce e no - della tradizione è praticamenteimpossibile trovare il creatore. ?Le ricette popolari sonopatrimonio comune, si tramandano simili mai uguali di famiglia infamiglia, acquistano vita propria,burberry, si contaminano con suggerimentidi amiche, si modificano in base a gusti personali.

Il tiramisù potrebbe fare eccezione, se si arriverà a dirimere unavertenza nata pochi anni fa. Era il luglio del 2007 quandoCarminantonio Jannaccone, pasticcere aBaltimora che prima di stabilirsi negli Usa aveva lavoratocome cameriere a Treviso, dichiarò in un'intervista alWashington Post di aver inventato il tiramisù negli annidella gioventù trascorsa in Italia. La cosa non mancò di offenderee far insorgere ?i buongustai e cultori della trevigianità. Tra leiniziative, quella di ?Gianni Garatti, titolare del ristoranteFogher che ha rilanciata l'idea di registrare alla cameradi commercio il marchio 'tiramisù'. In effetti Garattisarebbe direttamente coinvolto nella questione delleorigini del dolce: la madre Speranza Bon èriconosciuta come creatrice della coppaimperiale. Correvano gli anni '50, al Camin(di fronte al Fogher): il suo preparato aveva gli ingredienti deltiramisù ed era servito in coppa.

 ?Era la metà degli anni '50 o giù di lì, mia madre aprì ilCamin nel lontano 1954 - spiega - era in visita aTreviso una regina, e mia madre preparò per l'occasione questacoppa. La facciamo ancor oggi così, non abbiamo cambiatonulla negli ingredienti da oltre mezzo secolo,borse chanel, né nel nome: èancora la coppa imperiale. Certo, i Campeol, alleBeccherie, hanno dato poi al dolce il nome vincente,facendolo trionfare nel mondo?.

Ma la letteratura gastronomica e i maestri della cucina trevigiananon assecondano la ricostruzione di Garatti. E incoronano leBeccherie, difendendo la trevigianità della leccornia dallaricostruzione ?americana? di Jannaccone. BepoZoppelli, accademico della CucinaItaliana e delegato trevigiano,chanel 2 55, è categorico:?Il tirami sù è trevigiano, hanno ragione iCampeol, sono stati loro a crearlo, moltissimi anni fa - spiega - èvero che forse le radici affondano nel lontano Medioevo, suispirazione di una zuppa inglese, e che quel dolce girò diversezone d'Italia,louis vuitton sito ufficiale, fra cui la Toscana. Ma sulla trevigianità non cisono dubbi. Che poi girino altre ipotesi sulla sua nascita è vero,ma la paternità delle Beccherie è storia, consacrata dai maestridella cultura veneta,chanel sito ufficiale?.

Sulla stessa linea Annibale Toffolo, direttore diTaste Vin e allievo di Maffioli: ,chanel borse?MacchèJannaccone, hanno ragione le Beccherie, lo diceva sempre Maffioli -dichiara - l'innovazione, rispetto al tradizionale uso dellozabaione, è l'innesto dei savoiardi e del caffè con il mascarpone.La coppa imperiale di mamma Garatti? E' un'altra cosa, non sipossono accomunare?.

Ma basta uscire dall'Accademia per avere altre e piùpopolarissime versioni sulla nascita del dolce. Anchepiccanti. Arturo Filippini, patron del Toulà eallievo di Alfredo Beltrame, porta indietro le lancette del tempo,chanel outlet,e fa uscire il primo tiramisù nientemeno che da unbordello. ?Nacque in casin, garantito - spiega ridendo -da una signora di facili costumi che oggi chiameremmoun'avvenente ma?tresse. Me lo raccontavanoAlfredo, Comisso, anche Boccazzi: era in piena Cae de Oro, a duepassi da Duomo e San Nicolò,louis vuitton sito ufficiale. Quando i ragazzi scendevano unpo' provati, lei preparava questo dolce e diceva "desso ve tiro sumi, tosatei,chanel. Parliamo degli anni 30 e 40', eh...?

E' dunque un altro esempio di piatto dei poveri - il quartieredella Cae de Oro era la zona più degradata entro le mura, ma anchecuore pulsante di vita - che diventa un mustinternazionale, come già avvenuto per pasta e fagioli e radicchio?L'ipotesi è affascinante, non ce ne vogliamo Alba Campeolo eSperanza Garatti.

Ma uno dei testimoni della vecchia Treviso, GianniTurchetto, spiazza tutti, con un'altra versione.?Tutto accadde all'hotel Baglioni (l'albergosorgeva all'angolo fra l'attuale corso del Popolo e via Diaz,chanel, fubombardato nel 1944), era cuoco un fratello di mia madre, lo zioTita, cioè Giovanni Battista Piasentin - racconta - aveva il figlioGiuseppe ad aiutarlo per (14 gennaio 2013)

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